martedì 5 luglio 2011

La Lega respinge i rifiuti di Napoli. Un 'NO' che dura da sette anni.

L'ultima puntata è iniziata ieri: Berlusconi annuncia un nuovo decreto sui rifiuti di Napoli, il neo sindaco De Magistris chiede che, d'urgenza, il pattume possa essere trasferito negli inceneritori di altri regioni, e la Lega non ci sta, mette sul tavolo un secco "no". Nei prossimi giorni gli sviluppi dell'ennesima querelle sulla monnezza, che si ripropone ormai da circa sette anni con le stesse modalità. Stavolta, però, si rischia di fiaccare ulteriormente un governo uscito con non poche difficoltà dalla tornata amministrativa e da quella referendaria. Il Carroccio, di quei sacchi di spazzatura ammassati per le strade di Partenope, non vuol sentir parlare, tantomeno vuole vederne arrivare negli inceneritori più efficienti d'Italia, che siano Dalmine, Trezzo o Brescia.
Sette anni fa, appunto, in un aprile piuttosto caldo (quello del 2004, con le elezioni amministrative alle porte) Bossi e la Lega vennero a sapere che al tavolo delle Regioni si era deciso di destinare tot tonnellate di rifiuti dalla Campania alla Lombardia. In particolare a Dalmine. Non ci pensarono due volte i lunmbard bergamaschi. Nel giro di un pomeriggio si montò il picchetto in via dei Dossi, a Dalmine, tra l'inceneritore della Rea e il prato che guarda alla Siad di Osio Sopra.
C'erano tutti. Sempre presente, quasi giorno e notte, l'allora segretario provinciale Franco Colleoni, che non  mancava di rifornire il picchetto con abbondanti portate di pasta e "casonsei", direttamente dal ristorante di sua proprietà in quel di Brembo di Dalmine (quel ristorante al quale le prenotazioni si prendevano con una parola d'ordine: Padania Libera). Portate dalle quali pescavano militanti di ogni livello ma anche, ad un certo punto, gli uomini della digos spediti per sicurezza sul posto, spesso assaliti da fame e noia.
C'era Carolina Lussana, in abiti da battaglia, jeans e camicia verde, c'era allora un giovanissimo militante leghista che disegnava striscioni uno dietro l'altro: Fausto Carrara, oggi assessore provinciale. Non mancava naturalmente Daniele Belotti, che si innervosì non poco quando, alla fine del picchetto, l'allora Forza Italia spiegò in un comunicato stampa che per merito del governo e in particolare del partito azzurro i rifiuti di Napoli non sarebbero più arrivati a Dalmine. "Macchè merito di Forza Italia".
Non poteva mancare Giacomo Stucchi, allora candidato alla presidenza della Provincia, in corsa solitaria per il Carroccio. Finì nel mezzo di una serie di spintoni tra i militanti leghisti e la polizia, dato che dopo tre o quattro giorni di picchetto il prefetto non potè che rendere esecutivo con la forza il piano del governo e fece passare i camion di rifiuti, bloccati da un po' troppo.
Camion bloccati, con picchetti d'altri tempi messi in piedi dalla Lega: il primo tir arrivò di mattina presto e solo l'occhio vigile di un Colleoni semi addormentato sotto un gazebo, riuscì a bloccarlo. "Fermati qui, caro Lello da Napoli (era il nome del camionista, ndr)". Barricate, finchè fu possibile, di giorno e di notte. Oggi è come allora e la Lega di lotta ritrova ancora, nel no ai rifiuti di Napoli, un baluardo da difendere, un baluardo irrinunciabile che, oggi come allora, torna parecchio utile.  

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